"Nella sua leggenda, così com’è descritta nella trama originale, Artorias ha sfidato l’Abisso e ha vinto. Ma già i primi segni che qualcosa non va la troviamo già nella Lordran “originale”, quando
cerchiamo la sua tomba. Poco prima di essa, c’è un personaggio particolare, una gatta gigante capace di parlare: Alvina del Bosco Radiceoscura. La creatura ci dice, raffinata ma senza filtri, che la
leggenda di Artorias altro non è che un’invenzione.
Sembra però che menta, in quanto nel corso della storia principale recuperiamo proprio l'Anello del Lupo che effettivamente ci permette di attraversare l'Abisso.
La sequenza aggiuntiva ad Oolacile cambia completamente l’interpretazione delle sue parole: ciò che Artorias ha fatto potrebbe non essere così lineare come dice la sua leggenda. Nella sequenza di Oolacile, egli doveva essere l’Eroe proppiano che salva la Principessa Dusk dal suo grottesco rapitore.
Ritroviamo Artorias, uno dei Quattro Cavalieri di Gwyn, nell’arena che fa da ingresso alla Contea di Oolacile. Il suo filmato di presentazione lo mostra mentre con la sua grande spada trafigge senza pietà un mostro: il suo braccio sinistro penzola inerte, e la sua armatura è piagata da filamenti bluastri. Egli ci attacca senza dire niente, trovando nella propria rabbia infinita la forza per combattere.
Egli, quindi, non è un Eroe fiabesco, quantomeno non in senso stretto. Anzi, egli è un tipo di Eroe diverso, lontano dall’ideale occidentale. Artorias è l’Eroe che Perde, un ruolo di radice spiccatamente giapponese dove la Sanzione della narrazione non sta nella ricompensa che il protagonista prende per aver compiuto l’impresa, ma nel riconoscimento che egli riceve per aver impegnato il proprio coraggio nell’impossibile."
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